Umberto Cardinali

  

Voornaam:   Umberto
Achternaam:   Cardinali
Nationaliteit:  Italië
Geslacht:  
Werd:   100 jaar
Geboortedatum:   04-12-1908
Geboorteplaats:  Pesaro (Marche), Italië
Overleden  02-06-2009
Plaats van overlijden  Pesaro (Marche), Italië


Voornaam:   Umberto
Achternaam:   Cardinali
Nationaliteit:  Italië
Geslacht:  
Werd:   100 jaar
Geboortedatum:   04-12-1908
Geboorteplaats:  Pesaro (Marche), Italië
Overleden  02-06-2009
Plaats van overlijden  Pesaro (Marche), Italië

 

 Bevoegdheden

Professional 1928-1931





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Ploegen



Memo(s)

Novant’anni in bicicletta
Il 4 dicembre scorso Umberto Cardinali ha compiuto 91 anni nella sua casa pesarese di Via Diaz. Al cronista che è andato a trovarlo per chiedergli qualche foto, ha detto semplicemente: "Sono soddisfatto di quello che ho fatto". Gli auguri più affettuosi da parte dei lettori dello Specchio.
Provate a pedalare tanto, curate di non cadere, aggiungetevi qualche altro ingrediente giusto e arriverete lontano..., lontano con la vita. Sembra una ricetta semplicistica, quasi sfacciata, ma sono tanti gli esempi che vanno a corroborarla; dopo aver visto ed intervistato il 96enne cagliese Lorenzo Leoni, dopo aver incontrato sulle strade della provincia innumerevoli ciclisti ultraottantenni, dopo aver vagliato con autocritica le non decrepite prestazioni pedalatorie dello scrivente, ecco che capita a tiro un ragazzo... novantunenne: Umberto Cardinali.
Dopo aver insistito per un appuntamento ("Me en sò niscion, a jò prescia, a jò senpre da fè..."), mi ritrovo davanti uno sveglio e pimpante anziano e stento a presentarmi, perché quello lì non può avere oltre novant'anni, non può essere... E invece è proprio lui, quell'ex corridore ciclista, nato a Pesaro (proprio lì, in cima a via Diaz, dove l'incontro) nel dicembre del 1908, che riuscì ad infiammare i tifosi di Pesaro e Fano in un'epoca a dire il vero alquanto amara ed avara dopo le "pionierate" di Adolfo Becci e di Aldo Castellani. Davanti all'osteria dei genitori erano sempre parcheggiate delle comuni biciclette e lui, bimbo di 7-8 anni, seguiva l'istinto di collaudarle tutte, ondeggiando sulla canna orizzontale, data la sua statura. Ma, nonostante che lavorasse duro con i genitori, i bilanci familiari erano magri, per cui la prima bicicletta normale (non trascurabile segno di elevazione sociale) arrivò solo verso i suoi quindici anni. Erano tempi di entusiasmo ciclistico, per l'eco delle imprese di Girardengo e per l'affacciarsi di nuovi campioni come Brunero, Belloni e Bottecchia. Un anno ancora di pazienza per vederlo inforcare la prima bici da corsa; qualche allenamento approssimativo ed eccolo a Villa Fastiggi nella prima gara della sua vita. Circuito da ripetere tre volte su strade polverose fino a Montelabbate; per quanto pigiasse, non riuscì a scrollarsi dall'ultima posizione del gruppo e la cosa lasciò il segno dentro, nel carattere e nel senso di rivalsa. Infatti solo l'anno dopo a Jesi riuscì a rivelarsi inatteso secondo. Le gare cominciarono a susseguirsi frequenti, anche con vittorie (a Sant’Angelo in Vado, a Pesaro, a Macerata nella Coppa Moretti) e le trasferte ad allungarsi. Ad Arezzo (andata in treno) aveva in tasca solo cinque lire, prestate; per questo il ritorno se lo effettuò in bici.
A Pesaro si correva spesso all'Ippodromo con fondo sterrato; quando fu asfaltata la pista ciclistica, ci fu entusiasmo all'inaugurazione, con la presenza di personalità come Girardengo e Bottecchia. Era ancora un pivellino quando un giorno, scendendo da Urbino verso Calmazzo, incontrò un corridore di rango; gli si accodò e gli resistette a ruota: conobbe così Lorenzo Leoni col quale stabilì un'amicizia duratura. Si ritrovò con lui in una Roma-Foligno e durante l'appello dei 250 concorrenti Cardinali si assentò per fare colazione; tornato alla partenza di Ponte Milvio, si accorse che tutti erano partiti. Rincorse da solo ed a Terni riuscì a raggiungere il gruppo; sulla salita della Somma riuscì ad avvantaggiarsi (anche sul compagno) transitando settimo e al traguardo si piazzò ottavo.
Continuò a collezionare molti prestigiosi piazzamenti ed alcune altre vittorie: come ad Ancona, con la salita del Pinocchio da ripetere sette volte, ed alla periferia di San Benedetto del Tronto). Ricorda dei particolari: a Foligno (erano tempi di magra e di spasmodica caccia di soldi) promise la vittoria al compagno di fuga, centrando così l'obiettivo del primo e del secondo premio; ad un Giro di Sicilia in quattro tappe si piazzò ottavo in classifica generale, ma molti corridori si fecero trainare, impuniti, da auto; nella Milano-Sanremo del '29, in forma e con ambizioni, transitò sul Turchino in fuga con altri undici corridori, ma cadde a Savona nell'attraversamento di binari ferroviari; alla fine dei trecento chilometri di un Giro di Toscana in linea, ricorda solo l'immensità di una stanchezza infinita; in un Giro di Sicilia, assetato, scremò via dall'acqua stagnante di una pozza la pàtina verde galleggiante, per poter bere; nel '31 accettò l'invito di Guido Costa (presidente pesarese per 4 anni e poi C.T. della nazionale italiana pista) a gareggiare su pista a Tripoli.
L'Umberto pesarese vanta due gettoni anche nella maggior corsa nazionale: al Giro del 1930 si piazzò 33° in classifica finale ed al Giro dell'anno successivo fu costretto al ritiro per la rottura della forcella. Nelle difficoltà dell'epoca erano a disagio i corridori accasati; proviamo ad immaginarci cosa poteva succedere a quelli come Cardinali in categoria "Isolati", costretti in condizioni disumane per modalità di trasferte (treno, camion, bici), mancanza di assistenza (tecnica, logistica, medica, economica), incentivi irrisori. Per i disagi basti l'esempio dei rifornimenti nelle tappe della corsa più importante, il Giro d’Italia: cotolette del giorno prima, esposte al sole su tavoli; e "mastelli" pieni d'acqua trasparente per i primi, ma color latte per i successivi (a causa dei lavaggi da polvere).
Per statura, peso e caratteristiche tecniche Cardinali era classificabile come gripeur, adatto quindi agli strappi duri; per lui quindi diventarono importanti certe novità tecniche del cambio meccanico, pur non riuscendo a sfruttarne l'evoluzione tecnica completa: dapprima il rapporto era unico, poi arrivò il doppio, che esigeva la breve sosta per l'inversione e per l'adattamento della ruota; dopo aver smesso con le gare, cominciò a montare da meccanico il cambio "Vittoria" prima e poi il "Campagnolo" (a proposito di Campagnolo, ex corridore e poi fornitore di materiale meccanico: Umberto si ritrovò spesso a mangiare con lui alle porte di Fano, da "Stella").
La decisione di cambiar carriera avvenne nel 1932, in età ciclistica (24 anni) prematura; l'occasione fu un discorso fatto durante un pranzo di una gara a Loreto con un altro corridore: "i ciclisti avrebbero dovuto diventare, come veri esperti, riparatori ed allestitori di biciclette". Per Cardinali, sempre costretto a rincorrere i prestiti dei genitori, fu un'illuminazione, uno spiraglio verso l'idea dell'indipendenza. Restò il rimpianto per tutto quanto avrebbe potuto essere il suo seguito agonistico; ma così fu e, detto a posteriori, per sua fortuna. Fu la cosa peggiore però che avesse potuto fare per sua madre, prima, accanita e speranzosa tifosa di quel piccolo, grande figlio. Da allora quella mamma cambiò tifo: sperando che il figlio trovasse un'adeguata compagna da famiglia. Ma Umberto tirò dritto, sposando per sempre la signora Libertà e rimanendo a tutt'oggi un autarchico... scapolo, senza rimpianti.
L'officina da biciclette cominciò a dargli soddisfazioni e clientela, partendo da uno scontato e palpabile vantaggio, sentendo dire spesso: "Lui s'intende...; prima correva!". Poi ebbe un'intuizione originale per allora: "La bici, quella da corsa, non poteva essere dell'Industria, in quanto frutto di assemblaggio di componenti diversi; potendo combinare la qualità di elementi di origini diverse, il prodotto sarebbe stato sicuramente migliore". Tra lo scetticismo iniziale di tanti, quest'idea fu alla base della sua fortuna. Quest'ultima la devi cercare, da coraggioso, ma indubbiamente è anche lei che ti deve trovare.
La produzione di biciclette "Adriatica" gli diede così maggiori soddisfazioni rispetto alla precedente dedizione agonistica; gli fece far fortuna. Ma, verso il 1965, il mercato ciclistico subì un rallentamento; allora lui, Berto, sempre dinamico mentalmente e pronto ad aprirsi alle novità, si lasciò tentare, all'inizio quasi per scherzo, dall'idea del rilevamento di una azienda produttrice di frigoriferi. Cedette la proprietà del suo "amore della vita" e si imbarcò in un'esperienza imprenditoriale del tutto nuova. Trovò come amministratore e dirigente la persona giusta in Marchini (ex disegnatore, volontà di ferro, quasi un figlio, purtroppo morto in una disgrazia in Costa Azzurra) e riuscì a risollevare l'azienda. Quell'azienda che gli prende ancora tanto del suo tempo; per fortuna, potremmo dire, visti gli effetti fisici e mentali...
Cardinali ha in soffitta sette bici da corsa che rappresentano uno spaccato dell'evoluzione ciclistica; la più recente (fresco regalo per i 90 anni, esibitomi religiosamente) non osa toccarla perché costa troppo (riferisce quanto: incredibile!). Fa notare una delle bici piantata sui rulli, a riprova dei suoi consigli: abbordare l'uso ciclistico per gradi, con metodo e senza abbuffate; evitare i medicinali, gli additivi e le sostanze dopanti; non farsi chiudere dall'attività ciclistica né la vista, né la mente per quelle che sono le tante alternative della vita.
"E pó dmen, s'a jò tenp, a jò da fè el gir d'Urbèn!": per chi non crede, infine, Cardinali, 91 anni, si fa ancora, no stop, il quadrilatero Pesaro-Urbino-Fossombrone-Fano di 98 chilometri.
Auguri di tanti chilometri ancora, Berto!

Lo specchio della città (1999)
Caro Umberto,

oggi, nella straordinaria corsa della vita, nel Giro della nostra e tua città, sei in fuga con un ristretto gruppo di ultracentenari. E guardandoti in volto si capisce che fra un paio d’anni staccherai tutti e passerai in testa da solo! Noi tifiamo per te.
Lo facciamo perché tu sei tutti noi; noi pesaresi, intendo. Chi più di te riassume le nostre qualità? Hai saputo assecondare le curve, le salite e le discese di un lungo cammino non per un adattamento passivo e arrendevole alle asperità, ma perché conosci il modo giusto per affrontarle e superarle. E vincere.
Sei stato uno sportivo di primo piano, un lavoratore tenace, un artigiano creativo, un imprenditore di successo e poi di nuovo, in questa veste, un promotore delle attività sportive. E in tutto quello che hai fatto hai intrecciato, con quelli che hai incontrato, straordinarie e belle relazioni umane. Hai amato la tua città e l’hai servita facendo bene tutto quello che hai fatto e spronando gli altri a fare bene le cose. Gli encomiabili risultati raggiunti non ti hanno corrotto l’animo umile nella sua intraprendenza, non hanno scalfito i valori della sobrietà, onestà e concretezza che ti hanno sorretto per cento anni. La tua corsa l’hai fatta lavorando a testa bassa, senza doparti e senza strillare di fronte alle avversità.
I tuoi cento anni sono come lo specchio in cui si riflette tutto ciò che di buono hanno saputo fare i pesaresi nella mutevole storia di questa città. E noi continueremo a specchiarci in questo specchio.
Per questo ti diciamo, io e tutta la città: complimenti, e “Auguri Umberto”. Ti vogliamo, più a lungo che puoi, pieno di vita, insieme a noi.

Luca Ceriscioli
Sindaco di Pesaro

Luca Ceriscioli

Fotoalbum Umberto Cardinali


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